Il rapporto tra giovani e gioco in denaro: comportamenti, percezioni e proposte di prevenzione
Matteo Caroli presenta la ricerca della Fondazione Fair e dell’Università Cattolica, che esplora comportamenti, percezioni e strategie degli under 25 per un gioco responsabile e consapevole.
Il recente studio “Gioco responsabile e giovani under25” sulla diffusione del gioco in denaro tra i giovani, promosso dalla Fondazione Fair e realizzato dall’Università Cattolica del Sacro Cuore, offre evidenze molto utili per la concreta diffusione di giochi non dannosi.
Su un campione di oltre 1.300 individui, rappresentativo dell’universo dei giovani, l’indagine ha rilevato che il comportamento relativamente più diffuso (36% del totale) per evitare problemi è darsi dei limiti di budget, ovvero di tempo (17%) e passare a fare altre cose, ad esempio sport o altri giochi (33%). Nella stessa direzione, i due consigli più diffusi nei quali i giovani si riconoscono sono: “darsi dei limiti di spesa e di tempo” e “considerare il gioco più come un modo di divertirsi che un tentativo di guadagnare”.
L’indagine ha anche approfondito la reale conoscenza tra i giovani del “gioco responsabile”. Se è incoraggiante che circa due terzi dichiara di averne consapevolezza, è troppo elevato il numero di coloro (il terzo rimanente) che non ne ha un’idea chiara.
Per il 42% del campione, gioco responsabile significa gioco “controllato”, che avviene entro limiti di tempo e di budget fissati e non superabili e per un altro 26%, che sia tale da annullare il rischio di perdere troppo. È anche importante l’aspettativa indicata dal 20%, relativa a giochi che non creino dipendenza e che quindi non siano compulsivi.
Va sottolineato che, rimane piuttosto diffusa l’insoddisfazione verso la situazione attuale; infatti, un terzo dei giovani considera il gioco responsabile un’attività che gli operatori fanno per “lavarsi la coscienza”, ovvero “inutile per proteggere i giocatori”.
Altrettanto significative sono le evidenze relative ai luoghi fisici dove giocare, considerato che essi rimangono rilevanti per quasi la metà dei giovani (e per un quarto, preferibili all’online). Due aspetti sono considerati con particolare favore complessivamente da quasi la metà del campione: il fatto che in una sala giochi sia “più facile non esagerare rispetto a giocare in rete”, e perché “giocare nei luoghi fisici è un modo per passare tempo in compagnia di amici”. Significativo, però, che quasi il 40% dichiara che “vorrebbe giocare nei luoghi fisici, dove però non sempre ci si sente a proprio agio”.
Come in molti altri casi, i giovani offrono indicazioni chiare e precise alle imprese (e al regolatore) intenzionate a prevenire concretamente i possibili rischi negativi dei giochi in denaro.
In primo luogo, ciò che realmente serve è semplicemente avere limiti chiari e non aggirabili su quanto si può spendere e quanto tempo si può giocare. Poi, serve una comunicazione non di principi generali, ma del funzionamento dei concreti strumenti di prevenzione attivati e dei loro vantaggi.
Infine, focus sulle sale giochi che, opportunamente trasformate, possono diventare piacevoli luoghi dove divertirsi con gli amici, giocando sotto lo sguardo vigile di operatori sensibili.
È possibile scaricare la ricerca completa: “Gioco responsabile e giovani under 25: motivazioni, contesti e strategie di intervento”
A cura di Matteo Caroli.
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